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I rifiuti tossici della ‘ndrangheta a Buccinasco più. Il Pm: “Il terreno è inquinato. E i poveretti che hanno comprato casa?”

Fonte: http://www.milanomafia.com

Il pm Alessandra Dolci durante la requisitoria per il processo Cerberus ricostruisce la vicenda di via Guido Rossa: Hanno lavorato le imprese dei Barbaro. In quel terreno eternit, rifiuti e tracce di idrocarburi”

Il progetto

L’insediamento Buccinasco più era stato previsto fin dagli anni Ottanta con l’approvazione del piano regolatore generale. Inizialmente erano previsti edifici commerciali

In seguito la giunta Lanati scelse la strada dell’edilizia privata residenziale. Decisione che – tra le altre questioni – portò alla caduta della giunta stessa

Il commissario prefettizio presentò poi il piano integrato d’intervento che venne ereditato dalla successiva giunta Carbonera che aumentò di poco le volumetrie residenziali a 142 mila metri cubi.

I lavori iniziarono a fine 2004. E nel 2005 la polizia locale denunciò la presenza di materiali sospetti e partirono le segnalazioni alla magistratura

Nel 2007 la questione passò alla giunta Cereda. Fino agli arresti dei Barbaro nel luglio del 2008

Milano, 30 marzo 2010 – Per chi ha inquinato il terreno di Buccinasco Più sono state richieste pesanti condanne. Imprenditori e uomini della cosca Barbaro-Papalia. Ma alla fine di questa vicenda durata quasi dici anni resta uno una domanda. Ed è quella che il pm Alessandra Dolci pone alla Corte durante la requisitoria del processo Cerberus alle cosche di Buccinasco: “Il problema alla fine resta quello dei poveretti che hanno comprato casa a Buccinasco più”. Una constatazione che lascia aperti molti punti interrogativi. A partire da ciò che è sepolto sotto ai palazzi di via Guido Rossa. Per il pm nel terreno è stato trovato di tutto: Tracce di idrocarburi, eternit, terra mista a gasolio, cinghie di trasmissione, rifiuti, blocchi di cemento”. Inquinanti già noti – almeno – dalla scorsa primavera quando fu la stessa amministrazione comunale di Buccinasco a parlare di “terreno contaminato da idrocarburi, in particolare”.

Sostanze che, sulla base degli accertamenti disposti dalla stessa amministrazione non sarebbero però pericolose per la salute pubblica, in quanto non respirabili”. Ma le case, circa 500 appartamenti buona parte in edilizia convenzionata distribuiti in 142 mila metri cubi, nel frattempo sono state vendute e soprattutto sono abitate. Da qui nasce la riflessione del magistrato della Dda, che nel 1004 ha dato il via all’indagine. Dalle intercettazioni contenute negli atti dell’inchiesta, però, è chiaro che i lavori dei camion della cosca Barbaro sono proseguiti, almeno fino a tutto il 2005. Bilici di terreno inquinato e contaminato utilizzato per gli riempimenti di via Guido Rossa e anche per l’area giochi per i bimbi dell’insediamento Spina Verde. A costruire il grande progetto di Buccinasco più le imprese legate alle cooperative. Il terreno però era stato acquistato e poi diviso in vari lotti dal gruppo immobiliare Pecchia che a sua volta lo aveva rilevato dai Cantoni. I lavori di movimento terra sarebbero, almeno secondo le accuse, stati portati a termine dal gruppo Barbaro. Una vicenda che dal 2001 (anno del primo progetto varato dalla giunta Lanati) ha attraversato amministrazioni di centrosinistra e centrodestra, senza che mai si riuscisse (nonostante alcuni lavoratori siano stati sanzionati) a bloccare i lavori.

In un primo tempo, già in base a quanto stabilito negli anni ’80, l’area doveva ospitare edifici commerciali. Poi con Lanati si stabilì che l’area doveva ospitare edilizia residenziale. Poi la giunta Carbonera intervenne per modificare il piano aumentando le volumetrie residenziali. Ma la questione, anche sul piano politico, è sempre stata al centro di polemiche infuocate e rimpalli di responsabilità. Tutti all’interno del cantiere di via Guido Rossa, secondo il pm, sapevano che a lavorare nel movimento terra erano le aziende legate alla ‘ndrangheta. Ma tra vincoli e attese non si riuscì di fatto ad estromettere i camion dei Barbaro, arrivati dietro lo scudo delle imprese di Maurizio Luraghi. E oggi, mentre si attendono le condanne (o le assoluzioni) c’è la certezza che pericoloso o no, il terreno sul quale sono state costruite le case era ed è inquinato. Tutto senza che mai chi in questi anni ha investito i propri risparmi potesse conoscere la verità dei rischi per la salute. (cg)